Messaggio natalizio di Sua Beatitudine Sviatoslav per il 2025
MESSAGGIO NATALIZIO
DI SUA BEATITUDINE SVIATOSLAV
Agli eccellentissimi arcivescovi e metropoliti,
vescovi, al reverendissimo clero e al monachesimo,
agli amati fratelli e sorelle in Ucraina e negli insediamenti
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce,
Cristo è nato! Lodiamolo!
Cari in Cristo!
Oggi, l’intero Universo accoglie il Salvatore nato tra noi: gli angeli cantano, i pastorelli si prostrano, i re viaggiano seguendo la stella. La pace di Dio discende sull’umanità smarrita e preoccupata che riceve la luce della speranza, luce che dalla povera Betlemme risplende nel mondo intero! Il Natale è la festa dell’avvicinamento di Dio, Gesù Creatore — «per mezzo del quale tutto è stato creato» — all’uomo che è la sua creatura. Che mistero insondabile! Il Verbo di Dio si incarna nella propria immagine: Dio diventa uomo, creato a Sua immagine e somiglianza. Egli diventa uno di noi, vive accanto a noi, condivide tutto ciò che è nostro, si fa carico delle debolezze e delle sofferenze umane affinché possiamo sentire la Sua incessante vicinanza e vivere nella gioiosa consapevolezza che in ogni momento «Dio è con noi!».
Nel Natale di Cristo, Dio infinito limita sé stesso, l’Onnipotente entra nella debolezza di un bambino appena nato. «Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana…» (Fil 2, 6–7). Dio Padre, attraverso suo Figlio in carne umana, si dona all’uomo mediante la grazia dello Spirito Santo. Proprio questa auto-limitazione divina ci apre le porte all’infinità di Dio nell’amore e nella potenza. Attraverso di essa all’uomo viene donato l’accesso alla pienezza della vita in Cristo: sia alla pienezza della dignità e della grandezza umana, sia alla pienezza della comunione all’eternità. Poiché, come insegna l’apostolo Paolo, il nostro Padre amorevole, donandoci Gesù, ha voluto «far abitare in lui tutta la pienezza» (Col 1, 19).
Venendo da noi come servo, il Signore si immerge nella tenebra dell’indifferenza e dell’odio umano, nel dolore e nella sofferenza di ogni persona: bambino e anziano, prigioniero sotto tortura, padre e madre che piangono il figlio perduto. Come Bambino, Egli piange insieme alle famiglie che hanno perso i propri cari sotto i missili russi, e asciuga le lacrime di coloro che sono stati privati di tutto: dei propri cari, dei beni, delle loro città o villaggi.
Tuttavia, Egli si immerge nella nostra tenebra per diventare la nostra Luce e là, dove il male semina la morte, apre il cielo affinché coloro che piangono possano udire insieme ai pastori l’annuncio di gioia dall’angelo che ci dice in questa notte di Natale: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia» (Lc 2, 10–12).
Celebrare il Natale significa accogliere la gioia che non viene dagli uomini, ma da Dio; non viene dalla terra, ma dal cielo; non viene dal successo umano, bensì dal sacrificio divino per la nostra salvezza.
Per noi celebrare il Natale oggi significa, inoltre, diventare capaci di auto-limitazione per aprire nei nostri cuori (nelle proprie case e nelle proprie parrocchie) uno spazio per Gesù con Maria e Giuseppe. Il sacrificio di sé in nome dell’amore per Dio e per il prossimo porta gioia celeste, perché crea lo spazio di vita e di salvezza per coloro a cui la crudeltà della guerra porta ferite o morte. La gioia nasce nel diventare compartecipi della difesa e della conservazione della vita umana, specie dei più deboli e meno protetti tra noi. Se oggi cerchi un segno, un segnale o un’indicazione dove trovare la gioia, ascolta le parole angeliche: «E questo vi servirà di segno: troverete un bambino…».
Affinché questa gioia non ci passi accanto senza toccarci, dobbiamo sacrificare qualcosa di quello, che è nostro, per la fragilità del prossimo! Come i pastori, dobbiamo uscire dalla «zona di comfort», affrettandoci verso la Betlemme contemporanea, che forse si trova vicino a noi: tra i deboli e i vulnerabili nella nostra casa, città o villaggio. Andiamo da loro, cercando quella gioia e condividendo ciò che noi stessi abbiamo già ricevuto. Allora il nostro canto natalizio diventerà onnipotente, scuoterà le tenebre sulla terra e aprirà i cieli alla luce di Dio tra noi.
Oggi celebrare il Natale in Ucraina è allo stesso tempo una sfida e un’impresa cristiana! Il nemico del genere umano cerca di immergerci nel freddo e nelle tenebre, tenebre non solo fisiche, privandoci di energia elettrica e di calore, ma anche nelle tenebre della disperazione, dello sconforto, delle manipolazioni e del mercanteggiare sul destino del nostro popolo in vani tentativi di placare il criminale.
Ciò che accade ogni notte nelle città e nei villaggi ucraini va ben oltre la comprensione della guerra nel mondo civilizzato. Davanti a noi non c’è semplicemente una guerra, ma un eccidio intenzionale, sistematico, pianificato e tecnologicamente supportato degli innocenti: donne, anziani, bambini, che il nemico ogni notte brucia vivi nelle loro case con i suoi missili e droni. Oggi l’Ucraina ricorda quella madre in lacrime di cui parla il profeta: «Si è udita una voce in Rama, un lamento, un pianto amaro; Rachele piange i suoi figli; lei rifiuta di essere consolata dei suoi figli, perché non sono più» (Ger 31, 15).
Però in mezzo a queste tenebre irrompe la luce celeste di Cristo. Quindi celebriamo con coraggio e gioia, perché celebrare il Natale in Ucraina significa vincere! Negli insediamenti all’estero, invece, significa resistere, avvolgere le nostre sorelle e i nostri fratelli in Ucraina con la preghiera e condividere la vittoria. Tra noi, in Ucraina e negli insediamenti, è nato il nostro Salvatore — Cristo! Vogliono farci calare nelle tenebre e nel freddo, ma noi ci riscaldiamo e ci illuminiamo a vicenda con i cuori aperti, nei quali c’è tanto spazio per il Bambino Gesù!
Nell’auto-limitazione e nel sacrificio personale, persino in mezzo allo sfinimento e alla stanchezza, abbiamo imparato a rinnovare le forze e la resilienza con la fede che «Dio è con noi». La Sua debolezza ci fortifica e la Sua povertà ci arricchisce! Oggi la nostra ricca esperienza cristiana di fede può arricchire e rallegrare il mondo intero:
Però, per celebrare il Natale ogni giorno, ciascuno deve fare la propria scelta. Uno dei nostri comandanti militari ha detto ad ogni ucraino: «La guerra non finirà senza di te!». Allo stesso modo, anche oggi il sacrificio natalizio richiede la partecipazione di ciascuno, secondo la vocazione e la responsabilità. La gioia natalizia non verrà senza di te, figlio o figlia della nostra Chiesa e del nostro popolo, ovunque tu viva e qualunque cosa tu faccia. Ciascuno deve fare la propria scelta in nome della Vita, del Bambino Gesù nato tra noi in una povera grotta, in una mangiatoia sul fieno!
In questo luminoso giorno del Natale di Cristo faccio gli auguri a ciascuno di voi con il calore della vicinanza incessante di Dio. Abbraccio coloro che sono lontani dalla terra natia, separati dalle persone più care a causa della guerra, abbraccio le mogli che aspettano il ritorno dei propri mariti dal fronte, e i bambini che pregano perché i loro papà tornino a casa il prima possibile.
In particolare, faccio gli auguri ai nostri bambini che ormai si stanno affrettando verso le nostre case con antichi canti natalizi per portarci gli auguri di Natale! Che questi piccoli annunciatori della vittoria dell’Ucraina non se ne vadano dalle nostre case a mani vuote!
Con profonda gratitudine nel cuore faccio gli auguri ai nostri militari, volontari, medici, operatori del settore energetico e soccorritori. Voi siete portatori di speranza perché difendete, sostenete e preservate instancabilmente la vita del nostro popolo tanto sofferente.
Faccio auguri a coloro che sono al fronte, nei territori occupati, negli ospedali. In particolare, mando gli auguri di Buon Natale e di ogni bene a coloro che hanno perso la casa e a quelli che hanno dato rifugio — fisico e spirituale — ai bisognosi, in Ucraina o all’estero. Vi auguro che possiate sentire almeno un po’ di calore della casa e di gioia natalizia.
Con il Natale di Cristo abbraccio coloro che piangono la perdita dei caduti e degli scomparsi, coloro che si prendono cura dei feriti negli ospedali, e quelli che si adoperano per il ritorno dei prigionieri e dei deportati forzati.
Dal profondo del cuore impartisco a tutti voi la benedizione paterna e auguro a ciascuno — dal più giovane al più anziano — la gioia dei figli di Dio, una buona kutia, una bella festa del Natale di Cristo e un Anno nuovo felice, vittorioso, pacifico e benedetto. Rinnoviamo tutti la nostra capacità di illuminare e riscaldare l’un l’altro con la luce natalizia, il canto e la preghiera. In questo modo nessuna tenebra né freddo ci sconfiggeranno mai!
Cristo è nato! Lodiamolo!
† SVIATOSLAV



