Siamo chiamati a elaborare la teologia di un popolo ferito: Sua Beatitudine Sviatoslav al forum teologico
Il 26 settembre a Leopoli, presso l’Università Cattolica Ucraina, ha preso avvio il Forum ecclesiale di due giorni intitolato «La teologia della Chiesa greco-cattolica ucraina nel XXI secolo: segni del tempo e della speranza». L’iniziativa mira a unire i teologi provenienti da tutte le eparchie e dalle istituzioni accademiche della Chiesa greco-cattolica ucraina in Ucraina e all’estero, per riflettere sulle sfide del presente e delineare nuove prospettive di sviluppo per la ricerca e la formazione teologica.

Il Forum è stato inaugurato con la Divina Liturgia, presieduta da Sua Beatitudine Sviatoslav, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina. Hanno rivolto parole di saluto S. E. Jaroslav Pryriz, Presidente del Dipartimento Teologico della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, Nunzio Apostolico in Ucraina, il rettore dell’Università Cattolica Ucraina, Taras Dobko, e il decano della Facoltà di Filosofia e Teologia, Rev. D. Juriy Schurko.
Nel suo intervento, Sua Beatitudine Sviatoslav ha richiamato la secolare tradizione della Chiesa nell’investire nella formazione dei sacerdoti e laici: «All’uscita dalla clandestinità, i nostri vescovi non avevano nulla, a parte il desiderio di educare e sostenere i seminaristi. Questa è la cultura dell’investimento nell’educazione, nonché nella formazione del clero e dei laici».
Il Primate della Chiesa ha invitato i teologi a ricordare questo dono e ad esprimere gratitudine ai partner internazionali che sostengono gli studenti ucraini nei percorsi di formazione presso le principali università cattoliche del mondo.
«Non possiamo vanificare questo dono; siamo chiamati a svilupparlo e a moltiplicarlo. Solo così la nostra teologia avrà valore davanti a Dio», ha dichiarato Sua Beatitudine Sviatoslav.
Il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina ha evidenziato tre interrogativi chiave su cui i teologi sono chiamati a riflettere, tra cui: quale sia il dono della teologia e quali responsabilità comporti; che cosa significhi fare teologia nella Chiesa greco-cattolica ucraina del XXI secolo; quali segni del tempo e della speranza siamo oggi chiamati a riconoscere.
«La vostra Chiesa madre vi ha resi parte del suo mens Ecclesiae — la mente della Chiesa. Questo è più di un diploma: è una vocazione a pensare in comunione della Chiesa, a partecipare alla riflessione della comunità come Corpo di Cristo», ha sottolineato Sua Beatitudine Sviatoslav.
Un’attenzione particolare è stata rivolta al pericolo di una teologia puramente accademica separata dalla vita viva della Chiesa: «Nella cultura dell’estremo individualismo è facile perdere la comunione viva con Dio. La Chiesa ha bisogno di voi — teologi che vivono nel vero Corpo della Chiesa di Cristo».
Ha invitato a riflettere sull’esperienza ucraina di Dio nel tempo di guerra, che si differenzia da quella di altre Chiese: Siamo chiamati a cercare Dio là dove Egli è presente oggi — nel dolore e nelle sofferenze del nostro popolo».
Sua Beatitudine Sviatoslav ha concluso l’intervento con un passo di un saggio del militare Artur Dron, che come soldato cristiano riflette sugli avvenimenti al fronte: «È proprio questa la teologia del nostro popolo ferito».
Il Forum durerà due giorni; al termine, si prevede l’approvazione di una risoluzione programmatica, la creazione di una piattaforma permanente per il dialogo teologico e la pubblicazione degli atti in un volume.
Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina (Roma)Foto: Ufficio stampa UCU