«Servire coloro in cui piange il Signore, — è fonte di felicità e gioia per il sacerdote», — il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina nel Giovedì Santo
Cristo, come eterno Sommo Sacerdote, è presente laddove il dolore è più acuto. Per questo, ogni sacerdote di Cristo, oggi, avverte come proprio il dovere di essere là dove Dio soffre e piange nell’uomo. È quanto ha rimarcato Sua Beatitudine Sviatoslav durante i Vespri con la Divina Liturgia di San Basilio Magno, nel Giovedì Santo, il 17 aprile 2025

Insieme al Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno concelebrato i vescovi S. E. Stepan Sus e S. E. Andriy Khimyak, come pure i sacerdoti dell’Arcieparchia di Kyiv.
All’inizio della celebrazione liturgica, il Patriarca ha consacrato gli antiminsia — il tessuto raffigurante Cristo deposto dalla croce, contenente le reliquie dei santi, necessarie per la celebrazione della Liturgia. Ha anche consacrato il crisma, che sarà poi distribuito in tutta la Chiesa. Al termine della Liturgia si è tenuto anche il rito della Lavanda dei piedi. Il Capo della Chiesa ha lavato i piedi ai sacerdoti dell’Arcieparchia di Kyiv.
Nell’omelia conclusiva della Liturgia, Sua Beatitudine Sviatoslav ha sottolineato come: «con questa sentita celebrazione liturgica del Giovedì Santo siamo diventati partecipi dell’Ultima Cena del nostro Salvatore».
Ha spiegato che «nel rapporto tra Dio e uomo, nell’Antico Testamento erano sempre presenti diversi tipi di sacrifici offerti dall’uomo a Dio, tra cui il sacrificio della comunione». A suo avviso, un tipo particolare di sacrificio era il sacrificio pasquale.
«Nel Nuovo Testamento, il sacrificio pasquale non è più l’agnello e il suo sangue, ma, come dice l’evangelista Giovanni, è il nostro stesso Signore e Salvatore. L’Ultima Cena è un banchetto condiviso. Cristo prende il pane, lo benedice, lo dà ai discepoli e dice: ”Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo”. Poi benedice il calice, lo porge ai discepoli e dice: ”Bevetene tutti, perché questo è il mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per molti in remissione dei peccati”. In quel gesto si manifesta un nuovo tipo di sacerdozio», ha spiegato Sua Beatitudine Sviatoslav.
Ha aggiunto poi: «Cristo stesso è l’Agnello, il sacrificio della Nuova Alleanza. Andando incontro alla sua Passione, Egli è al tempo stesso il Sacerdote che offre il sacrificio e il Tempio della Nuova Alleanza, nel quale si trova l’altare sul quale l’offerta è compiuta davanti ai discepoli. Non si limita a benedirli con pane e vino, ma desidera che i suoi apostoli diventino partecipi del suo Sacerdozio, portatori del sigillo del Sacerdozio eterno di Dio stesso. Li rende partecipi della sua missione».
«Cristo desidera che i suoi discepoli partecipino alla sua via crucis, alla sua sofferenza, persino alla sua morte, per renderli testimoni anche della sua gloriosa Risurrezione al terzo giorno. Dio si presenta come sacerdote per inginocchiarsi davanti all’uomo… Colui che ha sofferto può avere compassione e comprendere chi soffre. È proprio la capacità di Dio, fatto uomo, di essere solidale con l’umanità sofferente, che rivela il Sacerdozio dell’Ultima Cena», ha sottolineato il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina.
In tempo di guerra assumono un’importanza particolare i cappellani militari e i sacerdoti che servono nelle zone del fronte. Durante la celebrazione liturgica, il Primate ha rivolto una preghiera in particolare per loro.
«Oggi i nostri pensieri vanno ai nostri vescovi a Zaporizhzhya e Kharkiv, ai nostri padri sotto la linea del fronte e lungo il confine, al nostro sacerdote a Sumy. Mi rallegra vedere qui anche i nostri sacerdoti dalla regione di Chernihiv, da quel confine ferito dell’Ucraina», ha detto Sua Beatitudine Sviatoslav.
Ha ribadito che è proprio nel servizio a chi soffre che si cela il «segreto della felicità e della gioia personale del sacerdote».
Il Patriarca ha anche evidenziato la rapida crescita della Chiesa greco-cattolica ucraina negli ultimi anni, esortando ogni sacerdote a far nascere almeno dieci nuove vocazioni al Sacerdozio.
«La nostra Chiesa oggi cresce come mai prima. Solo nell’Arcieparchia di Kyiv abbiamo già bisogno di 50 nuovi sacerdoti. Ci sono così tante persone che chiedono: ”Dateci un buon e santo sacerdote!” Le nostre necessità aumentano, ma le possibilità non tengono il passo», ha sottolineato il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina.
A suo avviso, solo in Ucraina, in pochi anni il numero dei fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina è cresciuto di una volta e mezza. Rivolgendosi ai seminaristi, Sua Beatitudine Sviatoslav ha detto: «Ragazzi, vi rivolgo un augurio speciale in questo giorno. Sappiate che la Chiesa ha bisogno di voi. Ciascuno di voi è un dono prezioso per noi, più prezioso dell’oro. Non perdete né trascurate la vostra vocazione».
Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina (Roma)