In Ucraina, per la prima volta, un ritiro spirituale per i prigionieri di guerra liberati

18 ottobre 2025, 19:14 3

Dal 10 al 14 ottobre scorsi, presso il Monastero dei Redentoristi di San Giuseppe a Ivano-Frankivsk, si è svolto un evento speciale — per la prima volta in Ucraina, si sono tenute giornate di ritiro spirituale dedicate agli ucraini liberati dalla prigionia russa e ai loro familiari.

In Ucraina, per la prima volta, un ritiro spirituale per i prigionieri di guerra liberati

Promotore di questa iniziativa è stato il Rev. P. Bohdan Heleta, C.Ss.R., che ha passato quasi due anni in prigionia. Proprio in cattività, secondo i suoi racconti, è nata l’idea di creare uno spazio per la guarigione spirituale di coloro che sono sopravvissuti alla prigionia e alle sofferenze disumane della guerra.

Il ritiro spirituale si è svolto sotto il titolo simbolico: «La via di Dio verso l’uomo e la via dell’uomo verso Dio». All’evento hanno partecipato 78 persone provenienti da diverse regioni dell’Ucraina, tra cui oltre venti ex prigionieri, con le loro mogli e i loro figli.

Il programma includeva preghiere comuni, Liturgie Divine, confessioni, dialoghi spirituali individuali, arteterapia e incontri fraterni, che hanno aiutato i partecipanti ad aprirsi gradualmente e a condividere il proprio dolore ed esperienza.


«La mia idea è nata lì, in prigionia — racconta padre Bohdan. — Le persone che tornano, necessitano non solo di aiuto psicologico, ma anche spirituale. Perché solo Dio può davvero risanare l’anima, che ha conosciuto la sofferenza».

Per la prima volta dopo la liberazione, molti partecipanti si sono accostati ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia. Per molti di loro, questo è stato un momento di profonda riconciliazione con Dio e con sé stessi.

«È stata un’esperienza significativa, che ha donato alle persone una pace interiore e una nuova spinta spirituale — afferma padre Bohdan. — Dopo la prigionia l’individuo cerca un senso. E qui hanno potuto percepire amore e accettazione».

Un momento particolare ha riguardato il legame che si è creato tra i partecipanti. Essi per la prima volta hanno parlato liberamente della propria esperienza di prigionia, del dolore e della paura che portano dentro.

«Quando le persone condividono il proprio dolore, Dio guarisce attraverso di esso — afferma il sacerdote. — Non possiamo chiuderci nelle nostre ferite, perché la testimonianza di uno è capace di guarire il prossimo».


Padre Bohdan ha anche sottolineato l’importanza del sostegno dei prigionieri liberati da parte della società: «La cosa più difficile è sentire di non servire a nessuno. Ho dato la mia vita, la mia salute, ho fatto scorrere il mio sangue, sono stato ferito, cammino in un corpo pieno di schegge, ma la società non mi accetta. L’indifferenza. Non c’è amore. Non c’è compassione. Ecco, questa è la parte più difficile».

In conclusione dell’incontro, i partecipanti hanno creato un gruppo di sostegno in cui continuare a condividere le proprie esperienze e rimanere in contatto. Si sta già formando un nuovo gruppo di interessati, pertanto gli organizzatori prevedono di condurre un altro ciclo di incontri di ritiro spirituale nell’Anno Nuovo.

Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina (Roma)