«Il Signore visita il suo popolo, inviandogli il suo vescovo», Sua Beatitudine Sviatoslav durante l’ordinazione episcopale di S. E. Ihor Rantsya

19 dicembre 2025, 15:11 6

«La mia parola per Lei è questa: non abbiate paura! Perché il Signore è con voi. È Lui che vi ha scelto. È lui che vi ha consacrato. Ed è Lui che vi darà tutta la forza necessaria per compiere la vocazione a cui avete risposto con fede». Con queste parole, il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav, si è rivolto a S. E. Ihor Rantsya durante la sua ordinazione episcopale, svoltasi a Parigi (Francia).

«Il Signore visita il suo popolo, inviandogli il suo vescovo», Sua Beatitudine Sviatoslav durante l’ordinazione episcopale di S. E. Ihor Rantsya

La Divina Liturgia con la cerimonia di consacrazione episcopale è stata presieduta dal Padre e Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav. I concelebrantii sono stati S. E. Metropolita Borys Gudziak, Arcivescovo e Metropolita di Filadelfia, primo eparca dell’Eparchia di San Volodymyr il Grande, e S. E. Hlib Lonchyna, attuale Amministratore Apostolico di questa eparchia. Alla Liturgia hanno preso parte numerosi vescovi e sacerdoti delle Chiesa greco-cattolica ucraina e Chiesa cattolica di ritto latino in Francia, oltre al Nunzio Apostolico in Francia.

S. E. Ihor Rantsya ha pronunciato pubblicamente la professione di fede per tre volte. Successivamente, si è svolta la cerimonia dell’ordinazione episcopale. Ha avuto luogo la vestizione con i paramenti episcopali e, dopo la Liturgia, si è svolta l’intronizzazione di S. E. Ihor, durante la quale il Capo della Chiesa gli ha consegnato il pastorale, come simbolo dell’autorità vescovile.

Nella sua omelia, Sua Beatitudine Sviatoslav ha sottolineato il carattere significativo di questo evento: «Stiamo vivendo un momento storico unico e irripetibile, colmo della presenza di Dio. Per la prima volta nella storia, qui a Parigi, ha avuto luogo l’ordinazione episcopale di un vescovo ucraino».

Il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha osservato che, in passato, tutti i vescovi inviati al servizio della Chiesa ucraina in Francia erano stati consacrati in Canada, a Roma o in Ucraina.

Meditando sulla parabola evangelica della vigna (Lc 20, 9–18), Sua Beatitudine Sviatoslav ha tracciato un parallelo con la storia della Chiesa greco-cattolica ucraina in Francia. «Oggi questa parabola sulla vigna del Signore risuona in modo particolare nella storia della nostra Chiesa greco-cattolica ucraina in Francia. È stato il Signore stesso a piantare questa vigna su queste terre generose», ha affermato.

Sua Beatitudine Sviatoslav ha spiegato il profondo significato del ministero episcopale: «Oggi il Signore Dio visita il suo popolo, inviandogli il suo vescovo. Il vescovo non è l’ennesimo burocrate della religione nominato per svolgere una funzione amministrativa. Il vescovo è l’immagine viva del Figlio di Dio, inviato dal Padre e consacrato dallo Spirito Santo».

Rivolgendosi a S. E. Ihor Rantsya, il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina ha condiviso un ricordo personale: «Eccellenza, il Signore mi ha reso testimone dell’azione della grazia divina nella sua vita. Fui io ad accogliervi nel seminario teologico di Leopoli».

Sua Beatitudine Sviatoslav ha sottolineato di aver seguito il cammino spirituale di S. E. Ihor durante i dieci anni del suo ministero in Francia. «Guardando a Voi, allora non comprendevamo che fosse proprio Lei la persona che l’Eparchia di San Volodymyr attendeva da sette anni. Sette anni — un numero simbolico di maturazione nello Spirito Santo», ha osservato.


Sua Beatitudine Sviatoslav ha poi assicurato al nuovo vescovo il sostegno al suo servizio episcopale e a tutta la Chiesa: «Non sarete mai solo. La sua Chiesa sarà sempre insieme a Lei».

Il Primate della Chiesa ha inoltre espresso gratitudine ai vescovi cattolici romani di Francia per aver accolto in modo fraterno S. E. Ihor e si è rivolto ai sacerdoti dell’eparchia, invitandoli ad accogliere il loro vecchio confratello come vescovo, come «figlio evangelico che oggi il Signore invia nella vostra vigna».

Concludendo l’omelia, Sua Beatitudine Sviatoslav si è rivolto ai fedeli ucraini presenti in Francia, ricordando che il Signore si prende cura di loro anche in terra straniera, inviando loro un pastore, e li ha esortati a rimanere uniti attorno alla Chiesa. Ha poi sottolineato la missione speciale dell’Eparchia di Parigi nelle attuali circostanze storiche: «Oggi, qui a Parigi, abbiamo tanto bisogno che qualcuno sia la voce dell’Ucraina e che risvegli il cuore dell’Europa», specialmente in questo tempo di guerra ingiusta contro l’Ucraina.

Al termine della Divina liturgia, il Patriarca ha espresso profonda riconoscenza a S. E. Hlib Lonchyna, che nel corso dei sette anni ha ricoperto l’incarico di Amministratore Apostolico dell’Eparchia di San Volodymyr il Grande a Parigi.

Ha poi preso parola l’arcivescovo di Parigi, S. E. Laurent Ulrich, il quale ha ringraziato Sua Beatitudine Sviatoslav per la presenza e la fraternità, sottolineando anche che «settimana dopo settimana leggiamo i suoi messaggi al popolo ucraino, sempre pieni di speranza»: «E’ per noi una grande gioia che oggi siate giunto qui per portarci questo messaggio di speranza, consacrando uno dei vostri fratelli come vescovo».

In seguito l’arcivescovo di Parigi ha salutato il nuovo vescovo consacrato, S. E. Ihor Rantsya, dicendo: «Desidero accogliervi non solo nell’episcopato ucraino, ma anche in quello francese, dove avete il vostro legittimo posto».


Al termine delle celebrazioni, il S. E. Ihor Rantsya ha preso parola per ringraziare tutti i presenti — il Capo della Chiesa, i vescovi, i sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina e della Chiesa cattolica romana in Francia, come pure i familiari, gli amici e i fedeli. Ha anche sottolineato: «Sogno una Chiesa che precede il proprio tempo; una Chiesa che costruisce il presente non guardando al passato — talvolta mitizzato — ma contemplando il proprio presente alla luce del futuro. Una Chiesa più fedele al Vangelo di Cristo di quanto non lo fosse quella del passato».

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