Il Cardinale Parolin: «Ogni attacco ai civili è un’offesa all’umanità». Appello al dialogo durante la Messa per le vittime dell’Holodomor
Durante la Messa celebrata a Sant’Andrea della Valle in suffragio delle vittime dell’Holodomor, il Segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, ha condannato con fermezza gli attacchi alle infrastrutture civili in Ucraina. Il Cardinale ha ribadito il ruolo dell’Europa nei negoziati, sottolineato la necessità di compromessi reciproci e confermato l’impegno della Santa Sede nello scambio dei prigionieri e nel ritorno dei bambini ucraini portati in Russia.
Alla celebrazione hanno preso parte anche S. E. Hryhoriy Komar, Amministratore Apostolico dell’Esarcato in Italia, S. E. Dionisio Lachovicz, esarca emerito, e S. E. Irynej Bilyk, Canonico della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, insieme a numerosi sacerdoti dell’Esarcato Apostolico. I canti liturgici sono stati affidati agli studenti del Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat.
In Ucraina «non c’è nessuna giustificazione per costringere migliaia di civili a vivere al buio e al freddo. Ci colpiscono profondamente le notizie sugli attacchi agli impianti elettrici, alle strutture civili che hanno reso ancora più grave la vita di moltissime persone». Così S. Em. il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, nell’omelia della Messa in suffragio delle vittime dell’Holodomor, il tragico sterminio per fame provocato dal regime sovietico tra il 1932 e il 1933 in Ucraina, presieduta oggi pomeriggio, 20 novembre, nella chiesa di Sant’Andrea della Valle.
Presenti oltre 50 ambasciatori delle circa 80 missioni con sede a Roma. Riferendosi al conflitto in corso con la Russia, il porporato ha sottolineato che «ogni gesto che priva la popolazione civile della possibilità di vivere nella dignità è un’offesa all’umanità e un oltraggio a Dio». Ha poi ricordato le parole di Papa Leone, martedì sera, ai giornalisti: «Purtroppo, tutti i giorni, stanno morendo delle persone. Bisogna insistere per la pace, cominciando con questo cessate il fuoco e poi dialogare».
Il piano di pace
Anche fuori dalla chiesa, rispondendo alle domande dei giornalisti, il porporato è tornato sull’attualità della guerra commentando il piano di pace in 28 punti proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La speranza del cardinale è che «si aprano vie di dialogo che permettano la fine di questa tragedia». «Sarà molto difficile trovare un compromesso tra quelle che sono le esigenze da una parte e le richieste da una parte e dell’altra. Quindi il cammino del negoziato immagino che sarà tutto in salita», ha commentato il Segretario di Stato.
Negoziati e compromessi
Per lui «l’Europa dovrebbe partecipare e far sentire la sua voce, non rimanere esclusa», anche perché «finora si è impegnata attivamente» per l’Ucraina. Quanto al tema della cessione territori, «è prematuro» parlarne «anche perché poi sarà il frutto del negoziato. Alla pace — ha detto — si arriverà soltanto se le due parti saranno soddisfatte un po’ del compromesso, perché alla fine si dovrà fare un compromesso».

L’impegno della Santa Sede
In ogni caso, da parte della Santa Sede rimane attivo l’impegno per lo scambio dei prigionieri e il ritorno dei bambini ucraini portati in Russia. «Noi continuiamo ad impegnarci in questo ambito, mi pare che adesso si è rinnovato anche il meccanismo per quanto riguarda i bambini», ha affermato il cardinale Parolin. «Siamo disponibili ad aiutare in questo ambito, perché ci sembra — al di là dell’attenzione alle persone che soffrono — anche un creare condizioni che permettano di arrivare alla pace».
L’Holodomor orrore generato da odio e abuso di potere
Nell’omelia il cardinale Parolin aveva ricordato anche il dramma dell’Holodomor, costato la vita a milioni di uomini, donne e bambini. «Non fu la natura a generare tale orrore, ma l’odio, l’ingiustizia, l’indifferenza e l’abuso del potere», ha detto. Tuttavia nell’anno del Giubileo, ha aggiunto, vogliamo rinnovare la speranza «per le vittime di ieri, per i sofferenti di oggi, per un popolo che anela alla pace, alla libertà e a un futuro sereno». Per questo oggi, «insieme al popolo ucraino segnato da ferite storiche, e dalla tragedia della guerra ancora in corso, siamo chiamati a perseverare nella preghiera e a testimoniare una fede che resiste, che spera, che attende nel silenzio, ma come forza, la salvezza del Signore». Il segretario di Stato ha concluso la sua omelia affidando all’eterna misericordia del Dio della vita «tutte le vittime della fame, dell’odio e della violenza», implorando «con umiltà e fiducia che presto possa sorgere per l’Ucraina l’alba della pace, una pace giusta e duratura».

Alla Messa presenti tre adolescenti tornati in Ucraina dalla Russia
Al termine della celebrazione, l’ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede, Andrii Yurash, ha ringraziato il cardinale Parolin e ha sottolineato la presenza a Sant’Andrea della Valle di una delegazione di quattro adolescenti ucraini tra i 14 e i 18 anni, che all’inizio della guerra sono stati condotti in Russia e ora sono stati restituiti alle loro famiglie. Ha inoltre indicato tre donne, sedute tra i presenti, definendole «eroine della resistenza e della dignità»: loro, ha detto, hanno dimostrato «forza e una determinazione straordinaria». Al termine della Messa, è stata inaugurata la mostra d’arte «Preghiera per l’Ucraina» e si è svolto un concerto.
Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina (Roma)Fonte: Vatican News



