Dopo la visita negli Stati Uniti Sua Beatitudine Sviatoslav vede due elementi fondamentali per la pace in Ucraina

Dopo la visita negli Stati Uniti Sua Beatitudine Sviatoslav vede due elementi fondamentali per la pace in Ucraina

4 aprile 2025, 16:25 2

Il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina racconta al giornale cattolico «Aleteia» come il suo popolo attinga la speranza in Dio e nella propria resilienza, riflettendo anche sui cambiamenti della politica internazionale

Mentre il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, continua i suoi sforzi diplomatici per raggiungere un accordo di pace in Ucraina attraverso la via delle trattative, il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav, ricorda con forza alle persone che, una pace duratura non potrà essere raggiungibile senza due elementi fondamentali: la verità e la giustizia.

Finché non verrà riconosciuto pienamente che l’Ucraina è una naziona sovrana, con una propria lingua, cultura e identità, il programma «russkij mir» del presidente della Federazione Russa, Putin, continuerà ad avanzare a spese dell’Ucraina anche di altri Paesi occidentali. Se si ignora il diritto internazionale e i diritti umani, i diritti degli ucraini, che vivono nelle regioni come Crimea e Donbas — che sono sotto occupazione dell’esercito russo da oltre 10 anni, — qualsiasi altro accordo di pace rischia di essere solo un cessate il fuoco temporaneo.

Mentre il mondo commemora il terzo anniversario dell’aggressione su vasta scala della Russia contro l’Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav ha compiuto una visita pastorale alle comunità cattoliche ucraine negli Stati Uniti e in Canada. Ha presieduto le Divine Liturgie nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Filadelfia e al santuario nazioanle ucraino della Santa Famiglia a Washington; inoltre, ha tenuto discorsi presso l’Università Cattolica d’America, nel think tank «Hudson Institute» e all’Istituto di Pace di Washington. Durante la visita, ha incontrato un alto funzionario dell’amministrazione Trump — a pochi passi dallo Studio Ovale.

Aleteia ha incontrato Sua Beatitudine il 19 marzo, dopo il suo rientro in Ucraina.

— Sua Beatitudine, come valuta il Suo recente viaggio negli Stati Uniti e in Canada? Quali risultati pensa che porterà?

— Probabilmente vedremo i risultati solo col tempo, perché nulla può essere dato per scontato. Come il seminatore che sparge i semi, che non sa come Dio farà crescere i semi e in quale terreno cresceranno.

Ho avuto la sensazione che il Signore Dio stia oggi affidando un ruolo e una missione speciale alla Sua Chiesa in Ucraina e ai cristiani negli Stati Uniti.

Ho cercato di essere la voce della gente comune dell’Ucraina, la voce della Chiesa in Ucraina, non solo dei cattolici, non solo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ma ho cercato di parlare rivolgendomi al cuore degli americani in queste nuove circostanze a nome di semplici uomini, della società civile dell’Ucraina.

È stato un momento speciale, quando noi, come Chiesa madre dall’Ucraina, abbiamo potuto abbracciare i nostri concittadini negli Stati Uniti. Semplicemente abbracciare.

La domenica durante la quale ho celebrato la Divina Liturgia a Filadelfia, secondo il calendario bizantino, è stata una domenica di preparazione alla Quaresima — «La domenica del figlio prodigo», dove la parola di Dio ci parla sull’abbraccio del padre al figlio che ritorna a casa. È stato molto commovente, dato che migliaia di ucraini sono accorsi alla Cattedrale Metropolitana di Filadelfia per un pellegrinaggio giubilare. Sono giunti con grandi interrogativi spirituali e, allo stesso tempo, durante tutta la notte si sono avvicinati alla confessione. Migliaia di persone si sono confessate. Numerosi sacerdoti erano sbalorditi e mi hanno confidato, che non avevano visto nulla di simile in terra americana.

Alla fine della Liturgia, ho invitato ciascuno dei pellegrini ad avvicinarsi a me per ricevere una benedizione personale. Sono rimasto lì per quasi due ore e mezza a benedire le persone [foto sopra]. Le persone con i bambini, con volto segnato dalla tristezza, sono rimaste in fila per un’ora per raggiungermi. Ma tornavano a casa con una speranza speciale, perché era mio dovere essere una testimonianza della speranza ucraina per la comunità ucraina negli Stati Uniti, così come per i credenti, i cristiani e le persone di buona volontà negli Stati Uniti. È stato qualcosa di profondamente spirituale e trasformativo.

Inoltre, ho avuto l’opportunità di tenere numerosi discorsi e interviste, anche presso l’Istituto di Pace degli Stati Uniti a Washington. Il tema principale era come unire i nostri sforzi per raggiungere la pace in Ucraina. Cosa significa — pace — nelle circostanze attuali? E come possiamo affrontare questa questione così complessa per fermare la guerra in Ucraina?

Ma anche [noi e i vescovi ucraini degli Stati Uniti] siamo stati la prima delegazione ucraina a visitare la Casa Bianca dopo l’insediamento del nuovo presidente. Anche questo è stato un evento storico. Siamo stati ospitati dal neonato Ufficio della Fede della Casa Bianca dell’amministrazione Trump, dove abbiamo incontrato il capo di questo ufficio, Paula White-Cain. Anche il luogo in cui siamo stati ricevuti è stato molto simbolico. Si trattava della Roosevelt Room, accanto allo Studio Ovale e alla stanza del Gabinetto del Presidente Trump.

— Come si è svolto il dialogo?

— Abbiamo avuto l’opportunità di parlare della libertà religiosa in Ucraina, in particolare della libertà nei territori occupati. Abbiamo parlato del processo completo di liberazione di due nostri sacerdoti [i padri redentoristi Ivan Levytsky e Bohdan Heleta] che hanno trascorso 18 mesi in una prigione russa. Ma sono stato anche la voce dei pastori protestanti che sono ancora in prigionia [Sua Beatitudine non ha fornito i loro nomi ad Aleteia]. E ho avuto l’opportunità di parlare e intercedere per loro alla presenza di Paula White, chiedendo la sua mediazione e possibilmente assistenza per il loro rilascio.

Pertanto, ritengo che questa visita negli Stati Uniti sia stata una buona occasione per essere a Washington al momento giusto come capo della Chiesa cattolica ucraina.

— Quale risposta ha dato Paula White-Cain? Quale è stata la sua reazione a ciò che Lei ha raccontato? Ha assunto qualche impegno?

— È stata molto aperta. Ho avuto l’opportunità di parlare del concetto stesso di libertà religiosa in Ucraina. Ho sottolineato come per cristiani, ebrei e musulmani l’Ucraina — rappresenta la libertà, mentre l’occupazione russa è — persecuzione. Ho riportato un chiaro esempio della distruzione e della persecuzione dei cristiani di diverse confessioni nei territori occupati.

La Sig.ra White-Cain ha affermato che questo è ovviamente solo l’inizio del nostro rapporto. È interessata, insieme al suo staff, ad essere in contatto con il Metropolita Borys Gudziak di Filadelfia, con i nostri vescovi negli Stati Uniti, con l’Università Cattolica Ucraina di Leopoli, per ricevere maggiori informazioni, per essere ben informati e per ricevere buoni consigli su come procedere, in particolare nel caso della libertà religiosa in Ucraina.

— Dall’insediamento del presidente Trump, il 20 gennaio, sono cambiate molte cose nella posizione del governo statunitense riguardo l’Ucraina. Come percepisce questi cambiamenti e quali pensa siano le implicazioni dell’approccio di Trump, in particolare la sua apertura alla Russia nel tentativo di raggiungere la pace in Ucraina?

— Mi permetta di condividere alcune riflessioni. Devo ammettere che spesso non capiamo queste azioni [dell’amministrazione Trump], forse a causa delle diverse interpretazioni. Non sappiamo cosa succede dietro le porte chiuse. Forse non è il momento migliore per interpretare i gesti e i passi dell’amministrazione Trump.

Ma è positivo che l’amministrazione Trump parli di porre fine alla guerra in Ucraina, perché noi vogliamo la pace. Siamo in guerra da oltre 11 anni [dalla rivolta dei separatisti sostenuti dalla Russia nell’Ucraina orientale]. E forse riusciremo finalmente a fermare l’aggressore. Pertanto, qualsiasi sforzo a livello internazionale è benvenuto.

Ma c’è una grande paura e il dubbio che si possa trovare una soluzione facile e veloce a questioni complesse, soprattutto per fermare un processo che va avanti da molti anni. Permettetemi di spiegare perché c’è preoccupazione e persino scetticismo tra gli ucraini comuni. In primo luogo, perché c’è molta sfiducia nelle azioni della Russia. Molti ucraini potrebbero sostenere che la Russia non sarà sincera nei confronti degli sforzi americani, anche con il nuovo approccio.

Ogni volta che la Russia ha mostrato la volontà di negoziare o di usare la diplomazia per porre fine alla guerra in Ucraina, questi accordi non sono mai stati rispettati, anzi — sono stati presto completamente infranti.

Ricordiamo tutti come nel 2014 [secondo la versione del Cremlino] parlare dell’invasione militare russa e dell’annessione della Crimea rappresentava una provocazione. Chiunque ne parlasse era un nemico della Russia. Ma [la Russia] ha fatto esattamente il contrario. In pochi mesi ha occupato la Crimea.

Nel gennaio 2022, tutto il mondo parlava degli evidenti preparativi per un’invasione su larga scala della Russia contro l’Ucraina. Ma l’ambasciatore russo presso la Santa Sede ha assicurato al Santo Padre che qualsiasi discorso sui piani aggressivi della Russia era — una menzogna. «La Russia non inizia mai guerre; la Russia — è il Paese più pacifico del mondo». Ma poche settimane dopo hanno lanciato un’invasione su larga scala. Persino il corpo diplomatico russo non era stato informato della decisione dell’invasione.

E così, proprio nel giorno in cui i media hanno riferito che il Presidente Putin aveva ordinato una sospensione di 30 giorni degli attacchi alle infrastrutture civili ucraine, grazie a una telefonata del Presidente Trump, l’Ucraina è stata pesantemente attaccata da droni e missili russi. Questi ultimi hanno attaccato proprio le infrastrutture energetiche vitali dell’Ucraina. Quindi è successo esattamente il contrario di quanto dichiarato dalla Russia.

Per questo esiste un grande scetticismo. Ma spero che qualcosa possa progredire.

Tuttavia, per raggiungere una pace sostenibile e autentica in Ucraina — non solo un cessate il fuoco, un congelamento del conflitto — dobbiamo parlare di giustizia e verità. Senza giustizia e verità, non ci può essere pace.

— Qual è la Sua opinione sulla posizione che sembra prevalere nell’amministrazione Trump — espressa per la prima volta dal Segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America Pete Hegseth — secondo cui non è realistico aspettarsi che l’Ucraina restituisca circa il 20 % del territorio attualmente occupato dalla Russia?

— I rappresentanti dello Stato ucraino o i diplomatici o persino i generali possono avanzare argomentazioni diverse, ma permettetemi di commentare questo come vescovo che si preoccupa del popolo. Devo dire che l’Ucraina, i funzionari governativi e il popolo ucraino sono realisti. Ma come percepiamo questi approcci realistici?

Prima di tutto, non dovremmo concentrarci sui negoziati territoriali. Perché? Perché questo fa parte della propaganda russa — secondo cui l’Ucraina non è uno Stato, non è una nazione, non è un gruppo etnico con una propria lingua, una propria storia e una propria chiesa. L’Ucraina è — solo una terra. E fa parte della propaganda russa — parlare dei territori occupati in Ucraina che vorrebbero annettere al loro territorio statale.

Ma l’Ucraina è — un popolo. Noi ci prendiamo cura delle persone. La mia domanda consiste nel: come possiamo negoziare la vita e la morte di quelle persone che ora sono rimaste nei territori occupati, anche quando c’è una presenza oggettiva di truppe russe sul territorio ucraino? Chi proteggerà i diritti delle persone rimaste in quei territori — soprattutto dei bambini — e i diritti dei credenti? Come possiamo, come Chiesa, prenderci cura delle persone che rimangono in quei territori?

La mia posizione consiste nel — e l’ho detto a Paula White — riportare al tavolo dei negoziati la questione dei diritti umani in generale, non solo dei territori o dei minerali in territorio ucraino.

In secondo luogo, vorrei ricordarvi il recente appello congiunto dei leader della società civile ucraina — intellettuali, rappresentanti di varie ONG, varie Chiese e organizzazioni religiose. Questo appello è stato lanciato prima dei colloqui di pace avviati dal Presidente Trump. L’appello era intitolato «Non scendete a patti con il male». L’idea principale di questo appello è che — la Russia non è in guerra per conquistare nuovi territori in Ucraina. La questione del territorio non è l’obiettivo della guerra della Russia contro l’Ucraina. Per cosa combatte la Russia in Ucraina? Sta combattendo per l’opportunità di influenzare le società e i Paesi occidentali, di riscrivere l’ordine mondiale, di rivedere il diritto internazionale. La Russia sta combattendo per avere la possibilità di interferire negli affari interni degli Stati Uniti, del Canada, dei Paesi europei, nelle vostre elezioni, nel vostro sistema economico, nei vostri media. L’intera questione riguarda la capacità di interferire e manipolare il mondo occidentale. Questo è il punto centrale della guerra russa.

Il problema è che l’accordo darebbe alla Russia la possibilità di avvelenare i cuori e le menti delle persone in diverse parti del mondo. Accettereste che corrompesse il vostro sistema politico, il pensiero europeo, canadese e americano? Questa è una domanda globale e fondamentale. Siamo già testimoni di come la propaganda russa stia avvelenando alcuni processi decisionali, anche negli Stati Uniti. Quanti funzionari della nuova amministrazione sostengono alcuni luoghi comuni della propaganda russa? E devo dire che questo tipo di cliché sulla situazione in Ucraina e sulle ragioni della guerra, che sono stati ripetutamente utilizzati da funzionari statunitensi, feriscono i cuori ucraini più delle bombe russe.

Quindi è un’illusione pensare che qualsiasi accordo che plachi l’aggressore possa portare a una pace stabile e duratura in Ucraina. Ecco perché noi, come parte della società civile ucraina, come Chiesa, parliamo di due condizioni per un vero accordo di pace: verità e giustizia. Non si tratta di idee astratte. No, queste ultime sono due ali che forniranno un equilibrio per trovare la vera via della pace, un equilibrio da portare avanti anche nei negoziati, perché i negoziati sono un’alternativa al conflitto militare. I negoziati e il dialogo sono — il bene. Ma dobbiamo avere queste due ali che ci daranno equilibrio in questo percorso. Quando parliamo di verità, ricordiamo chi è l’aggressore e chi è la vittima. Non possiamo mettere l’Ucraina e la Russia — l’aggressore e la vittima — sullo stesso piano e fare pressione sulla vittima allo stesso modo dell’aggressore. Questo è un aspetto fondamentale. Senza questa distinzione, qualsiasi dichiarazione sarà priva di fondamento. E quando parliamo di giustizia in questo senso, giustizia significa sostenere e proteggere la vittima e fermare l’aggressore.

Quindi, per ottenere un semplice cessate il fuoco, la Russia deve semplicemente smettere di uccidere gli ucraini. Quando la Russia smetterà di usare la forza militare, la guerra finirà. Se l’Ucraina smette di difendersi, l’Ucraina finirà. È molto semplice. Senza questi due concetti fondamentali di verità e giustizia, non possiamo parlare di vera pace. Spero che gli sforzi del Presidente Trump avranno successo, ma il nostro consiglio è di — essere sinceri e di promuovere la giustizia.

— Ritiene che gli ucraini stiano perdendo la speranza ora che l’esercito non è riuscito a cacciare la Russia dall’Ucraina e che il nuovo presidente degli Stati Uniti ha ridotto significativamente gli aiuti militari? Dove trovano la speranza gli ucraini oggi?

— Per l’Ucraina, difendersi e lottare per la propria indipendenza significa sopravvivere. Non abbiamo scelta. Dobbiamo difenderci da soli, con o senza aiuto straniero. Non importa se — americano, europeo o della NATO — dobbiamo proteggere la nostra patria e le nostre vite.

La gente in Ucraina non perde la speranza. Sono testimone del fatto che abbiamo speranza perché la nostra speranza è in Dio e nella nostra capacità di resilienza.

Mi permetta di citare tre esempi in cui la speranza ucraina ha lasciato un segno in molte persone in tutto il mondo.

Il primo esempio riguarda il 1991 quando gli ucraini hanno votato per la propria indipendenza [dall’Unione Sovietica]. Anche quando il presidente degli Stati Uniti ci disse di rimanere con la Russia, «di non separarci da Mosca», gli ucraini votarono per l’indipendenza — non perché i politici e i leader ucraini, che all’epoca erano per lo più comunisti, sostenessero la libertà, la democrazia o un percorso occidentale per il futuro dell’Ucraina. No! È stata la volontà del semplice popolo ucraino, che ha dichiarato al mondo: «Non saremo mai più schiavi nei domini russi. L’Ucraina non sarà mai più solo una colonia della Russia».

Il secondo esempio è stato nel 2013, quando è esploso il Maydan a Kyiv. Gli ucraini morivano nella piazza centrale della capitale ucraina per i valori europei, affermando che il nostro progetto nazionale era quello di tornare nella famiglia delle nazioni europee, non perché qualcuno ci stesse aspettando in Europa, non perché qualcuno ci avesse assicurato che saremmo stati accettati nell’Unione Europea. No! È successo dopo, quando gli europei hanno improvvisamente scoperto che, quando le fondamenta dell’Unione Europea erano già dimenticate, gli ucraini stavano morendo per questi valori.

E il terzo esempio. Quando è iniziata l’invasione su larga scala, tutti, compreso il governo statunitense, ci hanno dato tre giorni, forse tre settimane. Ma resistiamo ormai da tre anni, non perché gli Stati Uniti abbiano assicurato agli ucraini, prima dell’invasione, che avrebbero fornito armi. No! Persino l’amministrazione Biden pensava che gli ucraini sarebbero stati sconfitti, che avremmo combattuto i russi come piccole unità di guerriglia partigiane lungo il territorio ucraino, e che ci sarebbero state fornite armi solo per le unità di guerriglia partigiana.

Ma quando gli ucraini hanno dimostrato di essere in grado non solo di fermare l’aggressore russo, ma anche di vincere, di superare e di essere più resistenti dell’aggressore, solo allora abbiamo ricevuto assistenza militare dagli Stati Uniti come segno di riconoscimento e di rispetto.

La sovranità dell’Ucraina, la nostra indipendenza, la nostra libertà non sono oggetto di negoziazione. E questo principio è già stato dichiarato come una linea rossa invalicabile nei negoziati, intese o accordi di pace futuri che ci auguriamo possano essere raggiunti in futuro.

Quindi pregate per noi. Venite a trovarci in Ucraina e vedrete la nostra speranza.

Traduzione: Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina (Roma)

Foto: Sua Beatitudine Sviatoslav alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Filadelfia, 18 febbraio 2025, foto: Servizio comunicazioni dell’Arcieparchia di Filadelfia della Chiesa greco-cattolica ucraina.

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