
Discorso del Santo Padre Leone XIV ai pellegrini della Chiesa greco-cattolica ucraina
Cari fratelli nell’Episcopato,
Cari sacerdoti, religiose e religiosi,
Care sorelle, cari fratelli!
Saluto cordialmente tutti voi, cari fedeli della Chiesa Greco-cattolica ucraina, giunti alla tomba dell’Apostolo Pietro in occasione dell’Anno giubilare. Saluto Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, i Vescovi, i sacerdoti, le consacrate e i consacrati e i fedeli laici.
Il vostro pellegrinaggio è segno del desiderio di rinnovare la fede, di rafforzare il legame e la comunione con il Vescovo di Roma e di testimoniare la speranza che non delude, perché nasce dall’amore di Cristo che è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo (cfr Rm 5,5). Il Giubileo ci chiama a diventare pellegrini di tale speranza in tutta la nostra vita, nonostante le avversità del momento presente. Il viaggio a Roma, con il passaggio delle Porte Sante e le soste presso le tombe degli Apostoli e dei Martiri, è il simbolo di questo cammino quotidiano, proteso verso l’eternità, dove il Signore asciugherà ogni lacrima e non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno (cfr Ap 21,4).
Molti di voi, per arrivare qui, siete partiti dalla vostra bella terra, ricca di fede cristiana, fecondata dalla testimonianza evangelica di tanti santi e sante e irrigata con il sangue di molti martiri, che lungo i secoli, con il dono della propria vita, hanno sigillato la fedeltà all’Apostolo Pietro e ai suoi Successori.
La fede, carissimi, è un tesoro da condividere. Ogni tempo porta con sé difficoltà, fatiche e sfide, ma anche opportunità per crescere nella fiducia e nell’abbandono a Dio.
La fede del vostro Popolo ora è messa a dura prova. Molti di voi, da quando è iniziata la guerra, sicuramente si sono chiesti: Signore, perché tutto questo? Dove sei? Che cosa dobbiamo fare per salvare le nostre famiglie, le nostre case e la nostra Patria? Credere non significa avere già tutte le risposte, ma confidare che Dio è con noi e ci dona la sua grazia, che Egli pronuncerà l’ultima parola e la vita vincerà contro la morte.
La Vergine Maria, tanto cara al Popolo ucraino, che con il suo umile e coraggioso «sì» ha aperto la porta alla redenzione del mondo, ci assicura che anche il nostro «sì», semplice e sincero, può diventare strumento nelle mani di Dio per realizzare qualcosa di grande. Confermati nella fede dal Successore di Pietro, vi esorto a condividerla con i vostri cari, con i vostri connazionali e con tutti coloro che il Signore vi farà incontrare. Dire «sì» oggi può permettere di aprire nuovi orizzonti di fede, di speranza e di pace, soprattutto a tutti quanti sono nel dolore.
Sorelle e fratelli, accogliendovi qui, desidero esprimere la mia vicinanza alla martoriata Ucraina, ai bambini, ai giovani, agli anziani e, in modo particolare, alle famiglie che piangono i propri cari. Condivido il vostro dolore per i prigionieri e le vittime di questa guerra insensata. Affido al Signore le vostre intenzioni, le vostre fatiche e tragedie quotidiane e, soprattutto, i desideri di pace e di serenità.
Vi incoraggio a camminare insieme, pastori e fedeli, tenendo lo sguardo fisso su Gesù, nostra salvezza. Vi guidi e vi custodisca la Vergine Maria, che proprio per la sua unione alla passione del Figlio è Madre della Speranza. Benedico di cuore tutti voi, le vostre famiglie, la vostra Chiesa e il vostro popolo.
† LEONE XIV