IV. L’Unione di Brest (1596)

Il declino dell’antico stato di Rus’ sotto l’assalto dell’Orda, e il passaggio di gran parte delle sue terre sotto il dominio dei sovrani polacchi e lituani nel XIV secolo, portarono allo spostamento della Metropolia di Kyiv e a un tentativo di divisione della stessa. Nel frattempo, trovandosi al confine tra l’oriente e l’occidente europeo, l'élite della Chiesa ucraina prese dei ripetuti provvedimenti per ripristinare l’unità dei cristiani. I gerarchi della Rus’ parteciparono ai Concili della Chiesa Latina a Lione (1245) e a Costanza (1418). Il principe di Galizia-Volyn’ Danylo Romanovyč (1238-1264), in cerca di sostegno nella lotta contro l’Orda, concluse un accordo con la Sede Apostolica, e nel 1253 ricevette una corona reale dal Papa Innocenzo IV.

“Gramota di Brest”. Foto dell’Archivio centrale di Stato, Lviv, Ucraina“Gramota di Brest”. Foto dell’Archivio centrale di Stato, Lviv, Ucraina

L’Unione di Firenze tra Roma e Costantinopoli del 1439 fu accolta nelle terre ucraina e bielorussa nel modo alquanto positivo. Uno dei suoi promotori era il metropolita di Kyiv Isidoro. Il Papa lo elevò alla dignità di Cardinale nominandolo legato in Polonia, Lituania e nel Principato di Mosca. L’Unione di Firenze, tuttavia, non fu accettata in quella, che sarebbe poi diventata la Metropolia di Mosca. Nel 1448, la Chiesa di Mosca si separò infine dalla Chiesa di Kyiv, proclamando la propria autocefalia, riconosciuta da Costantinopoli soltanto dopo 141 anni (nel 1589).

Nella Confederazione polacco-lituana nel XVI secolo, il rito della Chiesa Latina, in quanto rito adottato dallo stato, ricevette un sostegno speciale dalle autorità, mentre i credenti di rito orientale furono spesso discriminati e limitati nei loro diritti. Tuttavia, il cristianesimo occidentale a causa dalla Riforma a quel tempo subì una delle più grandi crisi della sua storia. Le idee protestanti iniziarono a diffondersi rapidamente dalla Germania verso la Lituania e la Polonia. Il Metropolita di Kyiv rimasto sotto la giurisdizione canonica di Costantinopoli, non poté ricevere il giusto sostegno dalla Chiesa madre che, a sua volta, conobbe momenti difficili dopo la conquista del Bisanzio nel 1453. Pertanto, i gerarchi della Metropolia iniziarono a cercare altri modi, più efficaci, per superare la crisi interna e le minacce esterne.

Alla fine del XVI secolo, il vescovato ucraino prese una decisione sinodale a favore dell’affidamento alla protezione della Sede Apostolica di Roma: la firma dell’Unione di Brest nel 1596 segnò il ripristino dell’unità della Chiesa di Kyiv con la Chiesa Latina.

Unione di Brest. Dipinto della Chiesa della Natività di Zhovkva. Autore Julian ButsmanyukUnione di Brest. Dipinto della Chiesa della Natività di Zhovkva. Autore Julian Butsmanyuk

Coloro che lavoravano per arrivare a una comunione con la Chiesa di Roma, non dovevano solo preservare la tradizionale struttura ecclesiale e il rito orientale (bizantino), ma dovevano anche resistere all’assimilazione degli ucraini e dei bielorussi e alla passaggio al cattolicesimo romano. Durante il periodo preparatorio, nell’ambiente dell’élite ecclesiastica e secolare ucraina erano al vaglio due progetti di unificazione: l’unione regionale e l’unione universale. Il primo, sostenuto dal re polacco Sigismondo III, prevedeva l’unificazione della Metropolia di Kyiv come parte del Patriarcato di Costantinopoli con la Sede Apostolica. Il secondo, il cui protagonista era il principe ucraino Costantino Ostrozky, mirava a unire a Roma tutti i patriarcati ortodossi. I vescovi della Metropolia di Kyiv scelsero il primo progetto, ritenuto più realistico, e il 23 dicembre 1595 inviarono a Roma due vescovi - Ipatius Potij e Cirillo Terletskyi - per presentarlo al Papa Clemente VIII. Le differenze nella modalità di unificazione erano la ragione per cui il modello, approvato nel Concilio nel 1596 a Brest, non fu supportato da tutti i gerarchi e credenti della Metropolia di Kyiv: alcuni di loro insistevano di voler mantenere l’affiliazione canonica con il Patriarcato di Costantinopoli, opponendosi a quelli che erano a favore dell’unificazione con Roma. Gli opponenti riuscirono a ottenere una gerarchia ortodossa parallela attraverso la consacrazione effettuata in segreto dal patriarca di Gerusalemme Teofano (1620), ottenendo in seguito anche il riconoscimento ufficiale della divisione confessionale - da parte delle autorità della Confederazione polacco-lituana (1632) - della Chiesa Ucraina in due giurisdizioni. Ciò intensificò lo scontro nella società ucraina e bielorussa. Il punto culminante di questo scontro fu l’assassinio dell’arcivescovo di Polotsk, Giosafat Kuntsevyč avvenuto a Vitebsk nel 1623. Egli fu beatificato nel 1641 da Papa Urbano VIII e canonizzato nel 1867 da Pio IX.

In Galizia, dove l’antagonismo polacco-ucraino era particolarmente profondo e teso, la Chiesa unita a Roma ottenne l’adesione della gerarchia ortodossa e dei fedeli quasi un secolo dopo Brest (solo nel 1691 fu accettato dalla diocesi di Peremyšl e, nel 1700, dalla diocesi di Leopoli). Il Sinodo di Zamosc del 1720 sancì lo status di un’unica Chiesa di rito orientale nelle terre della Confederazione polacco-lituana sotto la Chiesa unita.