II. La diffusione della fede cristiana prima di Volodymyr il Grande (IX-X secolo)

La formazione dello stato di Kyiv è strettamente intrecciata con la diffusione del cristianesimo nei territori ucraini. Secondo il Patriarca di Costantinopoli Fozio e i cronisti bizantini, nell’860 il principe di Kyiv Askold e il suo entourage durante la marcia verso Costantinopoli furono battezzati (il “primo battesimo della Rus’”) e invitarono i missionari a Kyiv.

Da allora, il cristianesimo ha iniziato a diffondersi ampiamente tra il popolo di Kyiv.

Dal IX secolo, i fratelli Cirillo e Metodio ebbero su questo processo un’influenza decisiva. Salonicco, la città natale dei fratelli, si trovava nelle immediate vicinanze delle terre slave. Cirillo studiò a Costantinopoli, alla corte dell’imperatore bizantino Michele III, e conosceva le lingue slava, greca, latina, ebraica e araba. Lavorò per un periodo come bibliotecario presso la biblioteca patriarcale, e condusse una missione diplomatica tra i Khazar. Metodio si arruolò nell’esercito, ma presto abbandonò la sua carriera militare per entrare al monastero.

Rispondendo all’invito del principe della Grande Moravia Rostyslav e con il consenso dell’imperatore bizantino Michele III e del patriarca Ignazio, i fratelli iniziarono la loro attività missionaria predicando il cristianesimo tra la popolazione dello stato di Grande Moravia. Il successo dei sermoni fu facilitato dal fatto che Cirillo, prima della sua partenza, creò un alfabeto slavo per la traduzione delle Sacre Scritture, che, con il consenso del Romano Pontefice, divenne la scrittura ufficiale degli slavi orientali e meridionali. I fratelli tradussero dalla lingua greca alcune parti della Sacra Scrittura (salmi, lettere degli apostoli) e i libri liturgici, e celebravano la Divina Liturgia nella lingua slava (antica lingua bulgara).

Grazie all’uso di una lingua comprensibile agli slavi, la fede cristiana iniziò a diffondersi rapidamente non solo nella Grande Moravia, ma anche tra le vicine tribù slave, che popolavano nelle terre dell’attuale Polonia e quelle di Rus’ occidentale.

Il lavoro di traduzione avviato dai santi Cirillo e Metodio contribuì, inoltre, all’ulteriore sviluppo della cultura slava. L’antico slavo per molti secoli divenne non solo la lingua ufficiale della Chiesa, ma anche quella usata dai ceti colti della società.

“Il Vangelo di Reims" di Anna Yaroslavna in slavo antico“Il Vangelo di Reims" di Anna Yaroslavna in slavo antico

San Cirillo scoprì le reliquie di san Clemente prima delle sue missioni, nell’861, a Chersoneso, e le portò con sé a Roma (867), dove furono solennemente accolte dal Papa. I santi Cirillo e Metodio sono entrati nella storia come i “ponti” che collegavano i popoli slavi con la Chiesa cattolica. Già a quei tempi, la differenza tra Roma e Costantinopoli era abbastanza evidente, cosa che portò a un acceso dibattito riscontrabile nelle opere letterarie ecclesiastiche. Allo stesso tempo, l’attività dei “Santi Fratelli” era conciliante: cercavano un compromesso e ritenevano che le questioni in gioco dovevano essere risolte attraverso il dialogo. Ecco perché il 30 novembre 1880 Papa Leone XIII istituì ufficialmente nella Chiesa occidentale la festa di Cirillo e Metodio, sottolineandone l’importanza universale. Il 31 dicembre 1980, Papa Giovanni Paolo II, insieme a San Benedetto, li proclamò patroni spirituali dell’Europa, e il 2 giugno 1985 emise una lettera speciale, Slavorum Apostoli, in cui sottolineava la loro particolare importanza nella storia del cristianesimo europeo.

La Chiesa elogia i santi Cirillo e Metodio come “illuminanti dei popoli slavi”, “uguali agli apostoli”, “apostoli slavi e sommi sacerdoti”.